Le 8 cose che ogni autore si sente dire almeno una volta nella vita.

Le seguenti affermazioni sono tratte da storie vere di ordinaria follia (la mia, insieme a quelle di conoscenti e amici scrittori).

  1. Cosa c’è scritto sulla tua carta d’identità nella professione?“. La gente pensa che basti pubblicare un libro per fare di voi degli scrittori di professione, ma non è così. Scordatevi di vivere di rendita, anzi: con ogni probabilità il vostro “lavoro” si avvicinerà a quanto di più simile ci sia a quello di un mendicante…
  2. Tanto lo hai scritto tu, no? Quindi, se me lo regali, non ci perdi niente.” Ci perdo eccome, invece! Mai regalare un libro a chi non se lo merita e MAI lasciar credere alle persone che il vostro lavoro non abbia un valore. Ci sarà sempre chi se ne approfitterà, chi cercherà di strapparvi una copia gratuita, ma bisogna imparare a farsi valere in questo mondo di sciacalli.
  3. Nella nostra libreria non teniamo i libri di autori esordienti/di piccoli editori, ci dispiace (bugia, in verità non ci dispiace affatto)”. Preparatevi a litigare con i librai, questi sconosciuti, perché sanno essere davvero crudeli con chi esordisce.
  4. Vuoi fare una presentazione nel mio negozio? Ma qui ho poco spazio, se devo ospitare una presentazione lo faccio per Fabio Volo o Massimo Gramellini, non di certo per uno come te!“. Non ci sono parole per descrivere questa affermazione, se non quelle già espresse al punto 3.
  5. Hai scritto un libro? Ah. Ma non ti sembra di aver perso tempo?“. La gente non si rende conto di quanto possa costare mettere su carta pensieri, creare personaggi con un certo spessore, dare vita a una storia e farlo nel modo giusto. Impiegare quattro, sei, otto ore al giorno davanti alla tastiera del pc non è una perdita tempo. Certo, non sarà come lavorare in fabbrica, ma è comunque un lavoro e come tale dovrebbe essere considerato (e stipendiato, ma questo è un altro discorso…).
  6. Non leggo libri di autori italiani.” Questi esemplari sono in crescente aumento, purtroppo, e bisogna farci i conti, presto o tardi che sia. Ricordate loro – per quanto possa valere – che parlano in italiano (o forse no?), vivono in Italia e dovrebbero essere più patriottici. Non tutti gli italiani scrivono bene, è vero, ma neppure tutti gli statunitensi, se è per questo. Leggere un libro pensato nella propria lingua madre è molto diverso dal leggerne uno tradotto. A questa categoria si aggiungono, poi, quelli che: “Io non leggo libri scritti da donne” e allora in quel caso non sono sicura di riuscire a rispondere delle mie azioni.
  7. Vorrei tanto comprarlo, ma non ho i soldi dietro, ho lasciato il portafoglio a casa.” Due minuti dopo comprano il gelato al nipote, un libro che non è il tuo, un paio di infradito e un pacchetto di sigarette.
  8. Non posso comprare il tuo libro, ma non scoraggiarti! Vai avanti così, eh!“. No, certo che non mi scoraggio! Perché dovrei?

E voi? Avete qualche altra voce da aggiungere all’elenco?

Mel

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