Quella che ho per l’Irlanda non è la solita fissazione di chi segue una moda del momento. Ciò che provo nei confronti dell’Isola di Smeraldo è amore puro, un sentimento che dura da almeno due decenni e il mio sogno più grande resta quello di poterci andare, un giorno non lontano.
Dato che non sono ancora mai sbarcata sulle sue coste, tutto quello che ho potuto fare è stato assorbire informazioni da video, documentari e libri che parlassero delle sue tradizioni per poi scrivere un romanzo che mi permettesse di viaggiare fin lì con la fantasia, e in effetti così è stato.
Pelle di Foca ha rappresentato un vero e proprio viaggio, mi tuffavo tra le sue pagine e ogni volta era come tornare a casa, sfiorando con gli occhi della fantasia le sue scogliere e i suoi paesaggi.
Avrei potuto scegliere ambientazioni differenti per questo romanzo, eppure sentivo che niente sarebbe stato perfetto come l’Irlanda. E così mi sono rimboccata le maniche e con l’entusiasmo che mi contraddistingue sempre quando mi getto a capofitto in un nuova avventura, mi sono letteralmente immersa nell’atmosfera. Per tutta la durata della stesura del romanzo e della sua correzione non ho fatto che ascoltare musica irlandese, che mi offriva la giusta ispirazione per andare avanti.
Per Pelle di Foca ho ideato un’isola di piccole dimensioni, un luogo che quasi fuori dal tempo e dallo spazio. Ho deciso di non dare un’ambientazione precisa alla storia, ma mi sono ispirata molto a Inis Mór per ricreare paesaggi, usanze e tradizioni, mescolando realtà e immaginazione.
I luoghi che compaiono all’interno della narrazione sono i seguenti.
Le scogliere
L’Irlanda è nota per le sue scogliere a picco sull’oceano. Brennalyn, la protagonista del romanzo, vi si reca spesso, soprattutto quando i suoi pensieri sono così burrascosi da dover essere riordinati. Sono diverse le scene che le vedono protagoniste, ma la mia preferita è quella dei primi capitoli della storia, quando Brennalyn ancora bambina immagina di poter spiccare il volo e di guardare le onde da ali di gabbiano, abbandonandosi a potenti riflessioni.
“Il respiro le morì per un istante nei polmoni e le gambe si fecero molli […]. Sotto i piedi di Brennalyn il pavimento di pietra calcarea era solido e coperto da ciuffi di erba morbida.
A poche iarde da lei, il terreno si interrompeva per lasciare spazio all’Oceano Atlantico, maestoso e di una bellezza senza eguali.
Con passo malfermo si avvicinò al ciglio della scogliera. Si sentiva minuscola di fronte all’immensità del mare e all’altezza dello strapiombo.”

La spiaggia
Una distesa di sabbia ricoperta dalle alghe trasportate dalla corrente, la strada sterrata a segnarne il confine e tre cottage: quello dei McNamara, quello degli O’Brien e quello dei Kavanagh. E’ qui che abitano Brennalyn e Fergus, ed è qui che si snodano le principali vicende della storia. E’ un luogo selvaggio e per lo più pianeggiante, ma il terreno sfuma man mano nelle alte e caratteristiche scogliere.

L’isola
Quella in cui ho ambientato la storia è una tavola in mezzo all’Oceano Atlantico senza alberi, sferzata da forti venti e in prevalenza rocciosa e selvaggia. Non esiste legname, dunque, e gli isolani utilizzano la torba come combustibile. Sull’isola si vive principalmente di allevamento e pesca e le proprietà coltivate o adibite a pascolo per il bestiame sono delimitate da muretti a secco. A proposito di agricoltura, invece, nell’antichità il terreno è stato fertilizzato da un impasto di sabbia e alghe, cosa che ha permesso alla terra di essere coltivata. Sono solo due i centri abitati dell’isola, ma uno non compare mai all’interno della narrazione.

Il villaggio, il pub e il porto
Brennalyn e Fergus abitano al di fuori dei confini del paese, un piccolo agglomerato di cottage con un porticciolo e una piazza in prossimità del mare. Vi si recano solo in occasioni particolari, come la vendita del pesce, gli acquisti al mercato e, qualche volta, per frequentare il Dogherty’s Pub. Il porto è per lo più commerciale, ma da qui partono anche i traghetti di collegamento alla costa irlandese, oltre che i currach, le tipiche barche dei pescatori. Sempre dal porto inizia la tradizionale Corsa dei currach, che si svolge in estate.
La spiaggia delle foche
Anche questo, al pari delle scogliere, è uno dei luoghi prediletti da Brennalyn. E’ una spiaggia rocciosa, e qui la protagonista impara a conoscere le foche, osservandole nel loro ambiente naturale quando trascorrono il periodo degli accoppiamenti sulla terraferma.

La cosa che più mi fa sorridere è che ho scelto di parlare del mare, proprio io che amo la montagna e che per molti anni non ho più fatto neppure un bagno in estate.
Insomma, questo romanzo ha rappresentato una sfida sotto molti punti di vista. Dovevo cimentarmi con luoghi che non avevo (e non ho) mai visto e descrivere il rapporto che i protagonisti hanno con l’oceano, un legame profondo e viscerale con l’elemento acqua che, almeno all’inizio della stesura, non sentivo più di avere.
Scrivere le sensazioni dei personaggi della mia storia, guardare il mondo con i loro occhi anziché con i miei, mi ha permesso di riappacificarmi con questo elemento, di ritrovare parti di me che credevo di aver perduto. Pelle di Foca, con i suoi messaggi di libertà e crescita interiore ha guarito anche me, che sono la sua creatrice.
Mel